Usare il linguaggio per potenziarese stessi

13 Marzo 2003

“C’era una volta una gara di ranocchi. L’obiettivo era arrivare in cima a una gran torre. Si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro.
Cominciò la gara.
In realtà, la gente probabilmente non credeva possibile che i ranocchi potessero raggiungere la cima, e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo: “Che pena!!” e “Non ce la faranno mai!…”
I ranocchi cominciarono a desistere, tranne uno che continuava a cercare di raggiungere la cima.
La gente continuava: “Che pena!!” e Non ce la faranno mai!…”
E i ranocchi si stavano dando per vinti tranne il solito ranocchio testardo che continuava ad insistere. Alla fine, tutti desistettero tranne quel ranocchio che, solo e con grande sforzo, raggiunse la cima.
Gli altri vollero sapere come avesse fatto. Uno degli altri ranocchi si avvicinò per chiedergli come avesse fatto a concludere la prova. E scoprirono che…era sordo!”

Parabola zen

Il seminario è stata l’occasione per conoscere meglio quelle che la PNL chiama credenze limitanti. La parabola sopra riportata rende al meglio l’importanza che il sistema di credenze riveste nella nostra vita per determinare il raggiungimento o meno dei nostri obiettivi. Dilts definisce le credenze “il più potente sistema di condizionamento”, e noi aggiungiamo anche di controllo del nostro comportamento. Esse influenzano il comportamento prima che lo mettiamo in atto, incoraggiando o bloccando l’azione sul nascere. Stanno alla base di tutte le nostre scelte. Decidiamo di bere un bicchiere d’acqua perché abbiamo la convinzione che ci disseti, o decidiamo di stare lontani dal fuoco perché siamo convinte che ci scotteremo. Dagli esempi appena citati emerge il valore positivo delle credenze. Esse infatti costituisco il sistema di regole e informazioni che ci consente di orientarci nel mondo con una mappa di riferimento. Il problema si pone quando le nostre credenze non funzionano come facilitatori interni ma come delle zavorre che ci bloccano o che limitano la nostra mappa di navigazione nella realtà. Pensate a quante volte rinunciamo a fare qualcosa perché a priori ci siamo convinti che non abbiamo le abilità per raggiungere il nostro scopo, a quante volte evitiamo di confrontarci con alcune persone perché a priori ci siamo convinti che non sono valide. L’elenco potrebbe continuare all’infinito.Non dobbiamo sottovalutare l’incidenza che hanno nella nostra vita
Il potere che esercitano su di noi dipende dal grado di profondità che raggiungono. Facciamo una esperienza, la generalizziamo, ricerchiamo dati ed esperienze che la confermino, distorciamo i dati e le esperienze che la confutano ed ecco che una semplice opinione si trasforma in credenza e poi in convinzione. A questo punto è talmente radicata nella nostra struttura profonda che contestarla significa mettere in discussione la nostra stessa identità.
Il guaio è che quando adottiamo una credenza dimentichiamo che è solo una nostra interpretazione ed iniziamo a trattarla come vangelo.
Il nostro linguaggio inizia a costruire generalizzazioni di questo tipo: “tanto non lo raggiungerò mai”, “fa carriera solo chi è aiutato e spinto”, “se sbaglio vuol dire che quello che sto facendo non è nelle mie possibilità”, “va tutto allo stesso modo”, “non ho mai concluso niente di buono nella vita”, “non è possibile”, “gli altri non mi capiscono mai” e così via. Le credenze diventano delle gabbie al nostro agire. Recenti studi hanno poi messo in luce la stretta connessione tra immaginare e credere un’azione e la sua realizzazione.
Due esempi su tutti:

– Prima del 1954 si riteneva che fosse impossibile per un uomo correre il miglio in meno di quattro minuti. In quel anno, Roger Bannister, riuscì nell’impresa abbattendo contemporaneamente un record e una delle credenze più radicate dell’epoca. La cosa più straordinaria è che nel giro di un anno altri trentasette atleti riuscirono nell’impresa.
– Parliamo del famoso effetto placebo dei medicinali. Vennero scelti due gruppi di pazienti malati di ulcera. Ad un gruppo fu detto che gli avrebbero somministrato un nuovo e potente medicinale che avrebbe causato subito sollievo e miglioramento delle condizioni; al secondo gruppo fu detto che avrebbero ricevuto un medicinale in sperimentazione del quale non conoscevano gli effetti. Ad entrambi, in realtà, fu dato un pillola a base di zucchero. L’esito della somministrazione fu stupefacente: il 72% del primo gruppo dichiarò di stare subito meglio, il 78% del secondo gruppo dichiarò non solo di non migliorare ma addirittura di accusare peggioramenti.

Il sistema delle credenze crea una potentissima rete di aspettative in grado di far compiere imprese o modificare la percezione corporea delle sensazioni interne ed esterne.
Il seminario è stato l’occasione per riflettere sul proprio sistema di convinzioni e per vivere un percorso di cambiamento da una propria credenza limitante ad una potenziante. Attraverso varie tappe ognuno ha avuto la possibilità di portare in primo piano (consapevolezza) una propria credenza, di osservarla (analisi), di formularne una nuova potenziante (cambiamento) e di investirla di sensazioni positive (ancoraggio).

Angelo Dossena
Consulente ETLINE e Associati

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