Life negotiation

26 Gennaio 2006

Oggi facciamo tutto di corsa, viviamo così freneticamente che non mettiamo in rilievo le nostre emozioni e, con più che ascoltiamo gli altri, trascuriamo l’ascolto di noi stessi mentre il tempo scorre e noi non assaporiamo ciò che viviamo. Così, la vita e il tempo diventano come due entità estranee e, noi perdiamo la visione di noi stessi perché non sappiamo più cosa realmente vogliamo poiché incapaci di distinguere ciò che è importante da ciò che non lo è.
Questo lo si vede soprattutto nei momenti di criticità quando perdiamo la bussola e ci sentiamo sommersi da un mare in burrasca. Talvolta, corriamo anche il rischio di non vedere più l’orizzonte, di rimanere imprigionati in gabbie di problemi e di non riuscire più a vivere serenamente né con noi stessi né con chi ci sta attorno.
Da queste premesse ha preso il via il seminario Life negotiation, pensato per chi si concentra di più sui problemi che sulle soluzioni, per chi pensa che il tempo sia un treno lanciato su binari invisibili e per chi non è più capace di fermarsi ad assaporare la propria vita… per farli ricredere
Il percorso serale è iniziato con un fermo immagine su se stessi, per fermarsi ad ascoltare le proprie emozioni attraverso una successione di immagini con un sottofondo musicale.
Il passo successivo è stato la lettura del libro di Marcia Grad “La principessa che credeva nelle favole” per riflettere sulla figura del principe azzurro, l’archetipo del salvatore e per estensione tutto ciò da cui scegliamo consapevolmente o inconsapevolmente di dipendere:

Con la borsa da viaggio che diventava sempre più pesante, la principessa stava percorrendo con estrema cautela il sentiero polveroso e serpeggiante.
Nel frattempo la sua mente si sforzava di capire che cosa era andato male con il principe, quando erano iniziati i problemi, che cosa poteva averli provocati, di chi era la colpa, e che cosa avrebbe potuto dire o fare di diverso per cambiare la situazione. Passò in rassegna i suoi ricordi nei minimi dettagli, cercando risposte e spiegazioni, finché la testa si mise a martellare senza che lei fosse riuscita a capire qualcosa.

Le favole si concludono sempre con un “…e vissero felici e contenti” ma, la vita va oltre le pagine di un libro e, può succedere che quello stesso principe inizi a trasformarsi in qualcosa di cattivo e dannoso, ciò che per noi era familiare e conosciuto diventa estraneo ed oscuro.
Diverse possono essere le reazioni: per alcuni diventa automatico voltare lo sguardo da un’altra parte e decidere che è meglio non vedere, per altri è più naturale assillarsi con dubbi martellanti e interrogativi senza risposte alla ricerca dei “perché” e dei “come mai”.

La tendenza è quella di concentrarsi sulla ricerca, vana, delle cause o di un ipotetico salvatore che ci porti in salvo. Alcune volte il salvatore arriva e ci porta sulla sua scialuppa ma, spesso, sono scialuppe effimere destinate ad affondare e a trascinarci nuovamente verso il fondale.
All’improvviso affiorò una testa grigia e scintillante. “Salve” esclamò una creatura dalle lunghe ciglia, che ricordarono alla principessa quelle del suo amato consorte. “Io sono Dolly… Dolly il delfino. Mi verrebbe da chiederti come stai, ma vedo che al momento non stai affatto bene. Perlomeno hai i remi in barca, e questo non si può dire di molte altre persone che ho incontrato nei paraggi.”
“Un delfino parlante! So che questi animali comunicano tra loro, ma non immaginavo… E sei venuto a salvarmi, proprio per il rotto della cuffia! Chissà perché ho sempre pensato che sarei stata salvata da un principe!”
“Nessuno può salvarti, mia cara, né io né un principe o chiunque altro. È un fatto che spesso sfugge anche a chi è bravo a capire le cose.”
“Vorresti dire che mi lascerai annegare?» strillò principessa, sbalordita.
“No, voglio dire che tu ti lascerai annegare,adesso o la prossima volta, a meno che non impari a nuotare… tutto qui.”
“Che significa “la prossima volta”?”
“Anche se adesso ti carico sulla mia schiena e ti porto via dalla tempesta, depositandoti sana e salva sulla terraferma, sarebbe solo una questione di tempo prima che si scateni un’ altra tempesta e tu ti trovi di nuovo in pericolo. Sul sentiero si devono infatti affrontare innumerevoli tempeste.”
“Io sto ancora cercando di capire come sfuggire a questa” si lamentò Victoria.
“Come ti ho detto, l’unico modo per non annegare consiste nell’imparare a nuotare.”
“Ma Vicky si è sempre rifiutata!”
“Allora trascorrerai l’intera esistenza cercando di non annegare, così come stai facendo adesso, stando di vedetta e aspettando che la tua scialuppa di salvataggio ideale venga a salvarti una volta per tutte.”

Succede questo ogni volta che ci troviamo in difficoltà: speriamo che arrivi qualcuno a darci una mano e nel tentativo di non affondare, sprigioniamo una marea di energia che viene dispersa inutilmente perché abituati a focalizzarsi sui problemi e non sui propri obiettivi.
Eppure, focalizzarsi sugli obiettivi è il passo decisivo per rimanere in equilibrio e saldi anche nel “mare delle emozioni”.
Life negotiation significa dialogare con se stessi per individuare le proprie priorità, cioè i “sassi” necessari a rinsaldare le basi della propria vita per non crollare alla prima ventata.
Proprio su questo punto i partecipanti hanno avuto la possibilità di sperimentare l’importanza di individuare i propri obiettivi, step by step.
Alla fine della serata tutti partecipanti, negoziando con se stessi, hanno riscoperto che la vita è una scelta, si può decidere di stare meglio vivendo meglio, hanno acquisito la consapevolezza che non c’è principe azzurro che ci possa salvare dai mari tempestosi della vita: dipende da noi trovare le soluzioni, da quanto siamo motivati e da quanto chiari sono le nostre priorità.
È meglio concentrarsi su ciò che si può fare piuttosto che su ciò che non si può fare o in altri termini, per citare il libro, è meglio imparare a nuotare piuttosto che preoccuparsi di non affogare.

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