IL FORMATTORE

22 Maggio 2002

Le regole d’oro del perfetto oratore? Le armi vincenti per affrontare il pubblico con successo? I trucchi più efficaci per superare brillantemente la ben nota sindrome del panico da palcoscenico? Bene, a giudicare dal folto pubblico presente al seminario del formattore, tutto ciò parrebbe suscitare un forte interesse… e dunque, si dia inizio allo spettacolo che, a tutti coloro che desiderino migliorare la propria ars oratoria, svelerà i segreti per trasformare una discreta – talvolta temuta – presentazione in pubblico in una grande interpretazione.

Ma perché il formattore? Significa forse che, per prendere la parola durante una riunione, per esporre un progetto, per gestire una giornata d’aula, per intervenire all’interno di una conferenza, insomma, per parlare in pubblico, sia necessario essere degli attori? La riposta spetta ai due animatori della serata che, alla professione di formatori, uniscono una grande passione per il teatro ed una significativa esperienza sulla scena… ma se il “sacro fuoco” li unisce, potrebbe invece dividerli la differente formazione teatrale: lui, un attore tradizionale, lei un’improvvisatrice. Lui crede nel testo scritto, nelle estenuanti prove che precedono lo spettacolo, nella tecnica; lei crede nella fantasia, nella grande sfida di salire sul palco senza aver provato nulla, nell’improvvisazione pura che ogni sera dà vita ad uno spettacolo diverso, che mai nessuno ha visto prima né mai verrà replicato ….

E allora quale risposta verrà fornita agli spettatori del seminario di questa sera, alle persone qui riunite per carpire gli strumenti del mestiere dell’attore e trasformarli in strumenti del proprio mestiere? E’ più importante avere un buon copione o è meglio lasciarsi andare all’estro del momento? Esercitarsi o buttarsi? Provare o creare? Non ai posteri l’ardua sentenza ma ai due formatori; entrambi hanno impostato il proprio intervento seguendo la stessa modalità, ovvero creando un decalogo, le dieci tavole del buon parlare in pubblico, e lo hanno fatto separatamente, un decalogo lui, uno lei… sarà concordia o scontro? Vediamo…

Per dovere di galanteria, parte l’improvvisatrice e non stupisce la prima freccia al suo arco, l’ENERGIA poiché, dove non esiste alcun sostegno da parte del testo, il coinvolgimento emotivo e la voglia di esserci diventano elementi di primaria importanza. Ma ecco che l’attore risponde con la MOTIVAZIONE e, mentre lo dice, la fa sentire, la esprime in ogni suo gesto tanto che, facendo un rapido confronto tra i due, non sembra esistere questa grande differenza! Dunque, il presupposto di partenza è comune, che si chiami energia o motivazione, il concetto non cambia… e poi? E poi, EMPATIA (ah già, il suo percorso si snoda attraverso le 10 E; dunque, almeno un canovaccio lo ha preparato!): l’oratore come l’attore deve amare il suo pubblico, deve essere capace di osservarlo, di comprenderlo, di rispondere alle sue esigenze e alle aspettative, deve utilizzare tutte le sue risorse per diventare un punto di riferimento o, in altre parole, un LEADER come ribatte l’attore!

I due vanno avanti appaiati, utilizzano parole differenti e differenti esempi, ma fino ad ora non c’è nulla da fare per chi avrebbe voluto schierarsi da una parte o dall’altra: quando per lei è EMOZIONE, per lui è ENTUSIASMO (questo è troppo; utilizzano addirittura la stessa iniziale!), e avanti così, ESPRESSIVITA’, ECLETTISMO, ELIMINARE IL SUPERFLUO, ed ESPIRARE (l’efficacia dell’espirazione è sicuramente garantita da un alternarsi di inspirazione, ma solo una delle due iniziava con la E!) trovano piena corrispondenza nei consigli dell’altro formattore che, procedendo nel suo decalogo, non solo ribadisce le stesse norme, ma ne dà prova in diretta con la sua straordinaria capacità di coinvolgere gli spettatori attraverso continue variazioni di tono, ritmo e stile (certo non si può dire che non sia Espressivo!); nel raccontare divertenti aneddoti, eccolo trasformarsi Ecletticamente nei personaggi stessi di cui parla ed è sufficiente un breve esempio, una metafora, talvolta una sola parola perché il pubblico riesca a cogliere il cuore del messaggio, senza tante spiegazioni che spesso risultano del tutto Superflue e rischiano – in mezzo a complicati giri di frasi – di far smarrire il concetto chiave.

Insomma, i due vanno talmente d’accordo, che i presenti hanno ormai perso ogni speranza di assistere ad una bella competizione, ma proprio quando l’esito del seminario sembra definitivamente tracciato, lei sfodera l’arma segreta dell’improvvisatrice, l’ESTEMPORANEITA’, il suo pane quotidiano, la sconfitta del copione in nome della creazione – appunto – estemporanea! E’ fatta: il pubblico trattiene il respiro, osserva la formattrice, osserva il formattore, attende trepidante la sua indignata reazione di interprete del testo scritto ma, con una nuova metafora, lui trae dal cappello il SERBATOIO, la sua risposta all’estemporaneità, un grande, inesauribile contenitore di battute, ricordi, esperienze, citazioni, cose viste e sentite che ogni oratore dovrebbe avere sempre con sé, per potervi attingere al momento giusto, per tirarne fuori – al di là di tutto ciò che aveva programmato in dettaglio nei giorni precedenti – l’immagine che ora diverte, ora coinvolge, ora commuove e convince lo spettatore. Dunque, la preparazione che precede il proprio incontro con il pubblico è la base irrinunciabile del successo (l’ultima E dell’improvvisatrice – e chi se lo aspettava? – è ESERCIZIO), costruire a tavolino la scaletta del proprio intervento, selezionare gli argomenti, cercare spunti interessanti, definire cosa sarà importante comunicare e come lo si potrà comunicare al meglio, ma non basta… il pubblico cambia, il pubblico parla, il pubblico chiede, il pubblico vuole e allora l’oratore deve mettere ogni pianificazione precedente e lasciare via libera all’improvvisazione, per poter cambiare, per poter parlare non in pubblico ma con il pubblico, il suo pubblico, deve rovistare nel suo serbatoio per rispondere a domande che non aveva previsto, e per dare a chi lo ascolta ciò di cui ha bisogno in quel momento perché – ed è questo l’anello più saldo che lega tra loro i due decaloghi – l’oratore, l’attore, l’improvvisatore sono grandi quando vogliono, più di tutto e sopra tutto, ciò che il pubblico vuole.

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