Essere o non essere ostaggio della vita
Negoziare per essere liberi di scegliere

18 Settembre 2007

“C’era una volta una principessa..”. A partire da Cenerentola, “ostaggio della matrigna e delle sorellastre e di un destino non voluto”, Barbara Demi ha condotto il seminario affrontando riflessioni e spunti per capire, quando si è ostaggi delle situazioni, delle persone e delle idee, come agire il proprio futuro e non sperare nell’arrivo delle fate o dei principi azzurri!

Le parole della canzone, cara a grandi e bambini, “i sogni son desideri”  hanno introdotto il tema della scelta e dell’importanza di avere obiettivi raggiungibili e non sogni per fuggire dalla realtà.

La metafora della Mela (la “dolce metà”) presente nella storia di Zeus di platonica memoria, ha introdotto, insieme ad un gioco divertente, che l’altra metà da ricercare siamo noi nella nostra parte sconosciuta, e questa ricerca ci permette di non dipendere da qualcuno sia nel bene (“..tu dai luce alla mia vita”) che nel male (“..il mio capo mi rende la vita impossibile..”). Essere  liberi dal “bisogno dell’altro” diventa la chiave per avere una vita viva in cui gli attori siamo noi che scegliamo di stare con gli altri per migliorare la nostra vita e non peggiorarla, negoziando dove sia necessario.

L’obiettivo del seminario, tra esempi, domande e casi reali, ha permesso ai partecipanti di vedersi come Michelangelo Buonarroti  guardava un blocco di marmo:  dentro al marmo, come in noi, c’è già la forma dell’opera d’arte, e il nostro lavoro consiste nel togliere il superfluo, quello che di troppo imprigiona la statua.

Ogni uomo è un’opera d’arte, bisogna trovare solo gli strumenti per liberarla.

Il seminario si è concluso attraverso la lettura da parte di Roberto Rasia dal Polo della poesia il “Viaggio”, simbolo del cammino più importante che possiamo intraprendere: quello dentro di noi.

VIAGGIO

Se l’albero potesse muoversi, e avesse piedi e ali,
non verrebbe segato, né soffrirebbe ferite d’accetta.
E se il sole non viaggiasse con piedi e ali ogni notte
come potrebbe illuminarsi il mondo, all’aurora?
Se l’acqua amara non salisse dal mare al cielo
come avrebbe vita nuova il giardino, con pioggia e ruscelli?
Partì la goccia dalla patria, e tornò.
Trovò la conchiglia e divenne una perla.
Non partì Giuseppe in viaggio, dando l’addio al padre piangente?
E, viaggiando, non ottenne fortuna, e regno, e vittoria?
E Muhammad non partì forse in viaggio per Medina,
e sovranità ottenne, e fu re su cento paesi?
Anche se tu non hai piedi, scegli di viaggiare in te stesso,
come miniera di rubini, sii aperto ai raggi del sole.
Uomo, viaggia da te stesso a te stesso,
perché da un tale viaggio la terra diventi purissimo oro.
Gialal ad-Din Rumi
Massimo esponente della poesia mistica persiana  – XIII secolo

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